venerdì 8 febbraio 2013

Qualcosa di nuovo

In rete circola come un mantra il "cosa volete che il nuovo governo vi restituisca" (io sono convinta che sia partito tutto dall'irriverente Luca Bottura di Lateral (programma mattutino di Radio Capital, grazie al quale vado a lavorare ridendo come una scema) e in tanti si sono scatenati. Le richieste sono le più disparate e a volte poetiche. Insomma a due-trecento euro preferiamo la speranza, c'è poco da fare.

Però, a pensarci bene, se ci viene restituito qualcosa vuol dire che qualcosa avevamo dato, perciò nella migliore delle ipotesi ritorniamo a zero. Pari e patta.

Ecco, io voglio osare di più. Mi spingo addirittura a chiedere qualcosa. Non voglio indietro qualcosa di mio, voglio proprio qualcosa di nuovo e che non sia mio, ma di tutti.

- Mi piacerebbe non dovermi vergognare di nuovo di andare all'estero, con lo straniero di turno che alludendo alla politica italiana ti guarda con commiserazione, con quell'odiosissimo sorrisino.

- Mi piacerebbe  che la smettessero di presentare 600 simboli che, sempre meglio di uno solo, d'accordo, ma non ditemi che è democrazia: è solo un gran casino. Ed è la prova che invece di mettersi d'accordo, trovare le affinità, i valori comuni, in Italia si preferisce privilegiare le differenze e creare un partito a testa.

- Mi piacerebbe che da sinistra a destra, pur con le inevitabili differenze, fossero garantiti almeno i valori fondamentali: diritto ad una sopravvivenza dignitosa; solidarietà (che se ci dessimo una mano tra di noi, nella vita di tutti i giorni, sarebbe già un bel passo avanti e, perché no, un esempio da seguire, da insegnare a chi ci governerà, invece di lamentarsi e basta); flessibilità nel lavoro (a favore delle donne, ma anche degli uomini che lo desiderano, che non si dica che li discriminiamo, ohibò); una scuola dove si impari la cultura e non nozioni inutili e noiose (che poi devo spiegare io ai miei figli, arrampicandomi sugli specchi, perché devono studiare alla perfezione, si fa per dire eh, cose che non interessano a nessuno).

- Mi piacerebbe cominciare a sognare, perché ci stiamo abituando a volare molto basso e il sogno sembra una cosa proibita di cui vergognarsi.

Ecco, mi piacerebbe una vita dove sognare sia reale. E scusate l'ossimoro.




16 commenti:

  1. L'ho già detto in un'altra occasione, non mi interessa che restituiscano, l'importante e' che smettano di prendere.

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    1. Che smettano di prendere è proprio il minimo sindacale. Capisco cosa vuoi dire, ma vedi come ci siamo abituati a volare basso? E' ora che chi governa lo faccia per il bene del paese, non il suo.

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  2. A me basterebbe smettere di vergognarmi.

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    1. Anche a me...per cominciare.
      Ma non si può smettere di sperare che si faccia qualcosa per le persone che non hanno aiuti.
      La politica deve rispondere ai bisogni delle persone, soprattutto delle categorie più deboli. Sinceramente, mi preoccupo di più per chi non arriva a fine mese, piuttosto che per chi si lagna solo delle tasse che deve pagare.
      Sarà che, per ora, alla fine del mese ci arrivo e le tasse, io, le ho sempre pagate.
      Adesso tocca anche agli evasori pagarle.

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  3. Io vorrei rivedere quei diritti di welfare e lavoro che da anni ci stanno pezzo pezzo togliendo facendoci credere che sia la cosa più naturale e necessaria, e quindi ovvia, del mondo. Di ovvio, per parte mia, non vedo proprio niente.
    E vorrei anche una politica seria, in cui come hai detto tu, @Alice, alcuni temi costituiscano comune territorio di riflessione. E che la si smetta di giocare al tiro al bersaglio con la scuola e con i docenti, e anzi si inizi a trattare l'insegnante da figura dignitosa quale dovrebbe essere, e quale invece si fa di tutto perché non sia - discorso generale privo di particolarismi e distinguo.

    E mi piacerebbe che i politici parlassero l'italiano, non il politichese da decifrare e interpretare con i manuali di Chomsky alla mano. E mi piacerebbe che alle parole seguissero fatti in coerenza, e non in opposizione, a quanto detto.
    E pertanto mi piacerebbe che noi elettori e cittadini non fossimo trattati da incapaci di intendere e di volere, ma che si avesse rispetto per noi - cosa che attualmente non c'è affatto.

    E mi piacerebbero un monte di altre cose, che non vedo da così tanto tempo da dubitare, a volte, di averle mai viste. Meglio che mi fermi qui :)

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    1. E' proprio questo il punto. Siamo talmente abituati al peggio, talmente delusi da tutto e tutti che sembra quasi impossibile ricordare tempi migliori e sperare che un po' alla volta possano tornare. Una persona su quattro non ha intenzione di andare a votare. Capisco la disillusione, ma la speranza?

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  4. Posso esagerare?
    Allora io voglio:
    uno Stato che funziona,
    una scuola eccellente,
    una sanità d'avanguardia,
    un'ambiente salubre e bello,
    una società rispettosa e aperta,
    tutte le promesse politiche mantenute,
    tutti i diritti rispettati,
    tutti i doveri compiuti,
    i delinquenti pentiti,
    le povertà annullate
    e una nuova rinascita per tutti gli italiani.

    A puntare troppo in alto, si rischia di venir delusi,
    a puntare al basso, si finisce come noi adesso! ;)

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    1. Esagera pure LaNinin, però mi accontenterei anche solo di qualche punto della tua lista! Però è vero, bisogna cominciare a puntare in alto.

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  5. Cara Alice,
    mi accodo a tutti i tuoi desideri e a quelli del LaNinin anche se ci credo pochissimo:-((

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    1. Ribadisco che anch'io sono in preda alla confusione, sarà dura andare a votare. Ma se ci tolgono la speranza, dove andremo a finire?
      Ci sono tante brave persone in questo spledido Paese, possibile che non riusciamo a riappropriarci della nostra dignità?

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    2. io a votare infatti ci vado! il mio voto almeno servirà a mandare a casa il vecchio nella speranza che il nuovo avanzi;-))

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  6. Bellissima la tua frase finale.
    Buona domenica Alice.
    Miky

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    1. Se ci tolgono anche i sogni, dove andremo a finire?
      Buona domenica a te, Miky

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  7. Sembri affetta da scandinavismo
    queste cose si fanno in Norvegia, Svezia
    qui da noi è diverso.
    Buona guarigione.

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