giovedì 27 giugno 2013

E se è il gruppo a non volere te?

Appartenere ad un gruppo.
Non sono mai stata tipo da compagnie. Quando si è adolescenti, in modo particolare, si desidera fare parte di un gruppo, di una cerchia di amici.
A me dava fastidio che ci fosse sempre qualcuno che decideva per tutti. Si va al cinema? Bene, cosa andiamo a vedere? Oh, quando arriviamo vediamo cosa c'è e poi decidiamo.
Eh no. Non mi va di vedere un film che non mi interessa. E' così ancora oggi.
Odiosa, vero? Beh, non è mai stato un problema, perché una vera compagnia non l'ho mai avuta. Neanche le compagnie erano pazze di me, solo pochi buoni amici alla volta.

A diciannove anni stavo quasi per capitolare. Ci è mancato tanto così. Un'amica, una volta tanto, aveva la possibilità di farmi conoscere alcuni suoi amici. Eravamo in piazza, si chiacchierava. A una certa ora le ho detto che andavo a casa, era quasi ora di cena.
Lei mi ha detto che lei invece si fermava. Stavo per tornare a casa, quando ha aggiunto che l'avevano invitata a mangiare la pizza ed era per questo che si fermava.
A distanza di anni non ho ancora capito perché ha aggiunto quella frase. Andavano in un locale, non a casa di qualcuno, quindi teoricamente ci sarei potuta andare anch'io, no? Perché farmi sapere che avevano invitato lei e NON me? Se il giorno dopo mi avesse detto che poi era andata a mangiare la pizza, non sarebbe stato un problema. Ma così...Ricordo ancora di aver fatto la strada fino a casa con gli occhi velati di lacrime.
L'amicizia non era molto profonda e quell'episodio l'ha fatta naufragare. E per molti anni ha bloccato i miei tentativi di fare amicizia, temendo sempre di ricevere un altro rifiuto.

Beh, non era proprio di questo che volevo parlare. A volte per una strana proprietà transitiva, i nostri comportamenti o la nostra fortuna nell'incontrare le persone giuste si trasferiscono alle persone che amiamo e qui non ci sono occhi velati, ma ansia e infinita tristezza. Oltre, come sempre, a una buona dose di sensi di colpa e di sensazione di impotenza. E' inevitabile pensare di aver sbagliato qualcosa e di non saper cosa fare per risolvere la questione.

Oddio, l'intento del post non voleva essere lagnoso, ma voleva semplicemente essere un punto di vista da una prospettiva diversa.

Questo post partecipa al Blogstorming

The logical song

Quando mi mancano le parole, lascio parlare la musica. Che ne dite di questa?




When I was young, it seemed that life was so wonderful,
a miracle, oh it was beautiful, magical.
And all the birds in the trees, well they'd be singing so happily,
joyfully, playfully watching me.
But then they send me away to teach me how to be sensible,
logical, responsible, practical.
And they showed me a world where I could be so dependable,
clinical, intellectual, cynical.

There are times when all the world's asleep,
the questions run too deep
for such a simple man.
Won't you please, please tell me what we've learned
I know it sounds absurd
but please tell me who I am.

Now watch what you say or they'll be calling you a radical,
liberal, fanatical, criminal.
Won't you sign up your name, we'd like to feel you're
acceptable, respecable, presentable, a vegtable!

At night, when all the world's asleep,
the questions run so deep
for such a simple man.
Won't you please, please tell me what we've learned
I know it sounds absurd
but please tell me who I am.

domenica 16 giugno 2013

Una nuova vita

Non è stato come pensavo.
Ho sempre pensato all'ultimo giorno di lavoro come ad una giornata umida, molto umida.
Dopotutto venticinque anni abbondanti, più della metà della tua vita, lasciano il segno.

lunedì 10 giugno 2013

Two is megl che one

Non c'è niente da fare. E' tempo di bilanci.
Anche quest'anno festeggio il compleanno del mio blog in ritardo (la data vera è il 5 giugno). Ma molto prima dell'anno scorso...sto migliorando, eh.
Eh sì, un altro anno è passato.
Sono cambiate tante cose in quest'anno. Nella mia vita e perché no, anche qui nel blog.
E' un angolo tutto mio, dove parlo di me, delle mie emozioni  e dei miei pensieri.

domenica 2 giugno 2013

Né carne né pesce

Oggi, parlando con mio figlio, mi è tornato in mente quel preciso momento in cui i tuoi amici cambiano, cominciano piano piano a comportarsi in maniera diversa, secondo degli schemi nei quali non ti riconosci più.
E non c'è niente di strano, stanno solo crescendo.
Solo che i ragazzi non crescono tutti allo stesso modo e allo stesso tempo. C'è chi è più carne e chi più pesce.
E così mi è ritornata in mente questa canzone che un'adolescente un po' triste cantava nel silenzio della sua camera, strimpellando la chitarra. Faceva così:


E mi è tornata voglia di ascoltare questo cantautore che avevo un po' dimenticato.