sabato 5 gennaio 2013

Harold Fry: credere di poter fare la differenza

E' stato un Natale un po' strano. Sarà stata la stanchezza psicologica, ma sono arrivata alle feste un po' depressa e non avevo tanta voglia di parlare con nessuno.
Poi sono stata in montagna. Sono partita controvoglia perché, attorno a me, sono riusciti in tutti i modi a farmi capire che "loro" di voglia di andare via non ne avevano mezza. Siamo partiti lo stesso, cavolo!

E lì, senza fare grandi cose, mi sono un po' alla volta ricaricata. E negli ultimi giorni ho cominciato a leggere un libro che avevo comprato tempo fa ma che non avevo ancora iniziato: L 'imprevedibile viaggio di Harold Fry di Rachel Joyce.

Harold è un signore di una certa età che, per qualche ragione sconosciuta, pur avendo alle spalle una famiglia terribile (una madre che lo ha abbandonato e un padre alcolizzato), è la persona più mite che si possa immaginare. Te lo immagineresti violento, per reazione a tutte le cattiverie che ha subito e invece no, lui è fin troppo mite, è timido e cerca sempre di non attirare l'attenzione, di rimanere ai margini, di non dare nell'occhio. 

E' sposato con Maureen, ha un figlio laureato di nome David. Ma le cose non vanno bene. Il figlio, in qualche modo, si è messo tra loro e negli ultimi vent'anni Harold si è trovato sempre più distante dalla moglie fino a un punto di non ritorno, il peggio del peggio, la distanza del silenzio fra loro. La distanza dolorosa dell'essere vicini ma di non vedersi neanche più.

Un giorno accade qualcosa: riceve una lettera da una ex collega che non vede da vent'anni. Una persona mite come lui che aveva imparato ad apprezzare e con la quale aveva instaurato una tenera amicizia. Fino a quando lei era partita improvvisamente, addossandosi una colpa non sua. La lettera è un addio. Queenie è ammalata di cancro, non le resta molto da vivere e vuole salutare Harold per l'ultima volta.

Questo fatto scatena qualcosa nella sua vuota e ripetitiva vita. Decide di scriverle una lettera ed esce ad imbucarla. Ma di fronte alla buca per le lettere, quel gesto gli sembra troppo poco, Queenie merita di più. E così, vestito con le scarpe "da barca", decide di andare alla cassetta successiva, e poi all'ufficio postale e poi... decide di andare a consegnargliela personalmente, percorrendo a piedi gli ottocento chilometri che li separano.
Un incontro decisivo è quello con la ragazza della stazione di servizio che lo esorta a continuare in quell'impresa, raccontandogli che anche sua zia aveva il cancro, ma che bisognava aver fede, non necessariamente in senso religioso, e continuare a lottare perché "bisogna credere di poter fare la differenza". Harold deve avere "fede" per la sua amica, per poterla in qualche modo "salvare".

E così comincia il suo lungo pellegrinaggio, fatto di dolore fisico, di vesciche ai piedi sanguinanti, di stanchezza e di momenti alternanti di sconforto e convinzione che tutto questo possa salvare la sua amica che, a detta della suora della casa di cura dove si trova, inspiegabilmente ricomincia a dare piccoli segnali di ripresa e lo sta aspettando.

Durante il viaggio incontra molte persone, alcune delle quali si rivelano molto importanti per lui. Lo ascoltano con attenzione e condividono la stessa speranza. E si aprono, come poche volte ci si apre a qualcun altro e soprattutto lo aiutano, con una generosità disinteressata. 

Apro una breve parentesi. A questo punto del libro, ho pensato alle affinità che nascono in rete, a quanto calore si può trovare dove minimamente non ci si aspettava all'inizio della navigazione. Agli incontri favolosi e alla ricchezza che portano alle tue giornate, fino a farti pensare che anche questo "viaggio" ti lascerà qualcosa in più e ti vedrà diversa rispetto a quando hai cominciato. Nel bene e nel male, perché poi, come nella vita, gli incontri non sono sempre favolosi e a volte lasciano un po' di amaro in bocca, ma basta concentrarsi sulle cose positive per sentirsi meglio.

Ma torniamo a Harold. Il suo viaggio lunghissimo si rivela un viaggio in sè stesso e nei suoi ricordi. Immergendosi nella bellezza della natura, che a  volte non vediamo neppure a causa della velocità che sfoca i contorni, Harold rivive i momenti clou della sua infanzia e della giovinezza, il bellissimo rapporto esclusivo con la moglie e il rapporto conflittuale col figlio, dovuto probabilmente anche alla sua incapacità di esprimere le emozioni, rimaste forse intrappolate nella casa paterna, quando era bambino.

Giorno dopo giorno, insieme al dolore fisico si lascia coinvolgere dal dolore della sua anima e sente sciogliere un po' alla volta tutta la sfiducia che ha sempre avuto in sè stesso e impara a capire e perdonare la moglie, il figlio, ma soprattutto sè stesso che ha sempre ritenuto responsabile di tutto ciò che gli è capitato.

E contemporaneamente, anche la moglie intraprende lo stesso viaggio, seduta nella poltrona di casa, ma attraversando la stessa palude, lo stesso dolore e gli stessi dubbi.

Mi fermo qui. E' un libro introspettivo e commovente. E' un viaggio di rinascita. E' un libro da leggere.

Credere di poter fare la differenza diventa il mio proposito per quest'anno. Detto così può sembrare presuntuoso e invece è proprio un inno al prendere in mano la nostra vita e fare di tutto per ottenere qualcosa di buono. Buon anno a tutti.

















20 commenti:

  1. PRIMO!!
    Alora, immagino che il libro sia scritto da un americano U.S.A., loro sono fissati col viaggio.
    Per noi il viaggio significa (o ha significato) emigrazione,
    per loro vuol dire ricerca di se stessi,
    te ne dico due, il primo per te "Transamerica"
    nel senso che non è per bambini,
    il secondo per i ragazzi, ma attenta,non è propriamente un viaggio alla ricerca di se,
    è un viaggio alla ricerca di una America sognata e finisce con la delusione e lo sfacelo ma è bello.
    Aki Kaurismaki è tra i miei preferiti.

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    1. Sì, sei arrivato primo, ma sei stato troppo veloce...Rachel Joyce è inglese, non americana! ;)
      Grazie per le segnalazioni, ma qual è il titolo del secondo?
      In ogni caso, a me piace pensare che il viaggio ci metta sempre in condizione di mettere in discussione noi stessi, anche se non siamo alla ricerca di qualcosa. Qualsiasi imprevisto può far uscire aspetti inaspettati (?) del nostro modo di essere e perfino il rapporto con le persone che conosciamo può essere messo alla dura prova. Insomma, credo che ci sia sempre un viaggio nel viaggio, tutte le volte che partiamo.

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    2. La gatta presciolosa fa i gattini ciechi
      Leningrad cowboys go America

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  2. Ciao Alice.
    Molto bello il libro, molto bella questa introspezione. Sarà il nuovo anno, sarà che per ora si è aperto il vaso di Pandora, ma non faccio altro che analizzare il mio passato, per poter fare la differenza nel mio futuro.
    Buon anno amica mia, e guarda che è tardi per uscire con la scopa. Fa freddo, copristi bene.

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    1. Non fa neanche tanto freddo qui, ma non essendo io una befana il problema non si pone! :P (e pensare che quest'anno pensavo di essermela risparmiata la battuta! Haha!
      Scherzi a parte, ti auguro di cuore di fare la differenza.

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  3. Che tu non ci creda solo ;D!
    Farai la differenza! E' una ceretezza e un augurio per il tuo 2013!

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    1. Grazie per la fiducia Simonetta. Mah, ci proveremo e poi chissà!

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  4. Oh capperi! Che bel post! E che bella parentesi hai aperto!
    E che proposito quello che hai deciso di perseguire.
    Buon inizio e buon percorso!

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  5. Grazie di cuore Velma. Sì, dobbiamo essere positivi e poi si vedrà.

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  6. Lo aggiungerò nella mia lista dei libri da comprare al più presto! Per Natale me ne sono arrivati solo due nonostante io continui a chiederli

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    1. Regalare un libro non è sempre facile, è molto personale. Però, è molto più facile di un profumo o di una maglia, se si conosce un po' la persona alla quale si regala il libro, no? Io preferisco il libro.

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    2. scelto libri, ma quelli giusti però, per tutta la vita!!!

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  7. Bellissimo post Alice, credo che lo leggerò.
    Non credo che il tuo proposito per il 2013 si presuntuoso, anzi t auguro di riuscire a fare la differenza, sempre!
    Un abbraccio.
    Miky

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    1. Non credo neanch'io che sia presuntuoso, o perlomeno non lo vuole essere. E' solo una dichiarazione di impegno, un piccolo impegno, poi un altro, un altro, un altro...

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  8. Mi piace molto il tuo proposito per il 2013, cara Alice, lo trovo ammirevole e anche motivante! Ti auguro di cure di riuscirci sempre e di ricordartelo sempre durante tutto l'anno! Spero che intanto l'inizio del 2013 stia andando per il meglio! Un abbraccio e a presto!
    Ps. C'è un nuovo post sul mio blog, spero che ti possa interessare! Fammi sapere che cosa ne pensi! :)

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    1. Grazie Laura. So solo che devo cambiare qualcosa, perché così non riesco a continuare. In questo periodo lavoro fino a tardi (solo per questo mese, eh?) e resisto solo perché spero che sia l'ultima volta. Come vedi, l'idea c'è ma è tutta da costruire.

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  9. Eh cara Alice, ognuno di noi nasce per fare la differenza!! Ed è un vero peccato che la maggior parte, nel corso della propria vita, non scopra neppure le proprie enormi potenzialità che restano sopite nell'insicurezza e nella pigrizia... io in questo periodo sto leggendo molte biografie, è come se in questo momento avessi bisogno di ascoltare storie vere, non frutto della fantasia di qualche, seppur bravo, autore. Ho appena finito di leggere la storia del famoso atleta Oscar Pistorius, "Dreamrunner".
    Un caro saluto e buon anno.

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    1. Buon anno a te Mr. Loto. Pensa che bello se ognuno di noi facesse per sè una "piccola differenza". Mi piace pensare che sarebbe un grande passo avanti per tutti.

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  10. proprio un bel proposito questo, con l'augurio che si possa espandere a macchia d'olio!
    un abbraccio pieno di luce! :-)

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    1. Che bello un abbraccio pieno di luce! Grazie, oggi poi ne ho proprio bisogno! Sì, l'idea è proprio quella: piccole differenze che tutte insieme ne facciano una grande!

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