domenica 20 novembre 2011

Così è la vita



Giovedì su Vanity fair ho letto un articolo sul libro di Concita De Gregorio Così è la vita e mi avevano colpito alcune frasi. Sabato sera, giro canale e la vedo, ospite di Fazio a "Che tempo che fa". A parte la coincidenza, sulla quale tornerò un'altra volta, ho risentito le stesse frasi che mi avevano colpito e ne vorrei parlare.
Il libro parla della morte, con l'intenzione di voler superare la naturale diffidenza e chiusura che hanno normalmente le persone verso questo argomento. Come se non facesse parte comunque della nostra vita o se, ammesso questo, non fosse comunque il caso di  parlarne apertamente.

Una frase che mi ha colpito è quella che accomuna i bambini agli anziani, perché gli uni sono da poco usciti dalla "non vita" e agli altri manca poco per tornarci. E questo concetto rafforza l'immagine che ho di un vecchio e un bambino insieme. Mi ha sempre fatto tanta tenerezza. Forse perché ho perso i nonni che ero piccola e queste figure mi sono sempre mancate.
L'altra frase che mi ha colpito è la risposta del figlio all'amichetto di fronte alla bara del nonno. Alla domanda se è suo nonno, il bambino risponde che no, quello è solo il suo corpo. Suo nonno non c'è più.
Mi ha colpito perché ricordo di aver pensato lo stesso quando se ne è andato mio papà alcuni anni fa. Lo guardavo e pensavo: "Dove sei?" 
Puoi chiamarla anima, se sei credente, o puoi chiamarla come vuoi, ma nessuno riuscirà mai a convincermi che siamo solo un involucro. Siamo molto di più. Dove finiscono tutti i nostri pensieri, i nostri ricordi, tutto quello che veramente siamo? Sicuramente nel ricordo di quelli che restano, e poi?





6 commenti:

  1. E' un aragomento vasto su cui ci sarebbe tanto da dire!
    Un abbraccio!

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  2. Potrei fare un poema...come sempre, riesci ad arrivare al mio centro. E leggi perfino la mia stessa rivista! Penso che ti risponderò con un post domani. E' davvero troppo lungo.
    "E poi?" Chi ha fatto anche una sola cosa buona nella vita, si è meritato l'immortalità. Non nel corpo, ma nel ricordo.

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  3. Mi piace pensare che esista l'anima e che i nostri cari rimangano con noi. I miei bimbi hanno perso da poco il loro nonno adorato. Il più grande mi ha detto di averlo sognato sorridente che gli diceva che era tornato. Così mi ha detto una frase che mi ha fatto piangere: "Mamma prova a telefonargli, magari è vero"

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  4. @La Miky: è vero. Quello che volevo era condividere con voi una sensazione e una riflessione sull'argomento.
    @the moon: allora vengo a trovarti e ne parliamo là.
    @Eu: era proprio questo che volevo sottolineare: come i bambini a volte siano così disarmanti e vedano le cose con naturalezza. Mio figlio non capiva perché la sorella era triste quando è morto il nonno, perché dovevamo essere contenti per lui che in Paradiso stava benissimo. E in quel modo mi ha dato tanta serenità.

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  5. Argomento delicato... Credo che il problema sia che il retaggio culturale filo-cattolico ci ha lasciato un concetto di morte piuttosto unilaterale e duro: se vivi bene avrai la vita eterna, altrimenti... La morte fa paura e non se ne parla volentieri. O se lo si fa è solo al negativo: perché colpisce una persona troppo giovane, o che "non meritava". Ma è parte della vita, un risvolto del vivere: dovremmo riappropriarci della sua naturalezza e sgravarla un po' di quel peso, e allora potremmo affrontarla serenamente.

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  6. @cherryplum: già, mi piaceva sottolineare il fatto che si può parlare di qualsiasi cosa. Invece ancora oggi abbiamo un sacco di tabù e tante persone sono restie a parlare di alcuni argomenti, anche per il retaggio culturale filo-cattolico come dici tu.

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