lunedì 30 aprile 2012

9 Mondays for 9 skills: Risolvere problemi

Secondo appuntamento di 9 Mondays for 9 skills promosso da Mens sana - Learning is experience e ripreso da La solita mamma. Se vi siete persi il primo post, rimando la spiegazione al post precedente.

La competenza di oggi è: risolvere problemi.


Come sempre parto dall'osservazione diretta dei miei figli, anche se credo che si possa estendere ad altri ragazzini della loro età.

Sono abituati a giocare con i videogiochi e si trovano ad affrontare "problemi" di varia natura. Sono molto abili a schiacciare contemporanei tasti e freccette (io invece sono negata), ma arriva sempre il momento dell'ostacolo insormontabile. Ci provano e riprovano un po' e alla fine ripiegano sulla lista di trucchi per superare i livelli che si trova in rete. Cosa non si trova in rete, ormai?

No, c'è qualcosa che non si trova in rete ed è la voglia e la determinazione di risolverseli da soli i problemi. Anche perché non serve andare tanto lontano..è proprio lì, dentro di te, non serve cercare in giro.

Lasciando da parte i problemi virtuali, ciò che osservo ultimamente è che molti ragazzini sono abituati al "vincere facile" e spesso anche i problemi semplici, quelli che quando eravamo noi piccoli si risolvevano in un lampo, per loro sono problemi difficili da risolvere e spesso ti chiedono aiuto in modo così disarmante che, se non fosse che ti monta la rabbia, ti farebbero tenerezza.

Non è così per tutti, lo so, ma quello che spesso manca al giorno d'oggi è una buona dose di "vita vera", incluse le corse nei campi, le litigate con altri bambini senza mettere in mezzo le mamme, i giochi inventati e non belli pronti e confezionati.

Dipende molto da noi mamme dargli una spinta e permettere loro di farsi le ossa, imparando a risolvere da soli i piccoli problemi. Spesso la nostra ansia tende a costruire una campana di vetro attorno ai nostri bambini e loro che hanno piccole antenne molto sensibili  lo capiscono e ne approfittano.

P.S. In questi giorni mio figlio dodicenne è lontano da casa, per la prima volta nella sua vita.
Non so se tornerà a casa con tutto ciò che aveva alla partenza e confesso che all'inizio ero incerta se lasciarlo andare. Ma mi sto rendendo conto che sta vivendo un'esperienza incredibile e non mi sta telefonando ogni due minuti per chiedermi come fare questo o quello. E' un'avventura unica per lui, può davvero imparare a prendersi cura di sè e se sbaglierà qualcosa sarà solo esperienza. (E gli sms dove mi racconta sinteticamente i momenti clou delle sue giornate sono imperdibili!)


10 commenti:

  1. Leggendo questo post mi sono proiettata in avanti negli anni, immaginando Dafne e Scooby adolescenti...
    ...ho deciso niente computer in camera!
    e niente telefonino!
    e niente scooter!
    ...meglio che ritorno ad oggi, va!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, sì, Velma.
      Prima di avere figli non hai mai pensato: ah, io non lo vizierò, non lo prenderò sempre in braccio, dormirà nel suo lettino...
      Quante cose si dicono e poi le situazioni, la palpebra che crolla, la stanchezza ti fa fare cose che non avresti mai pensato.
      Senza esagerare, però. Il telefonino (uno vecchio tra l'altro) mio figlio ce l'ha da una settimana, giusto per questa occasione, anche se me lo chiede da un anno perché tutti i suoi amici ce l'hanno. E' bene che capiscano che non è tutto dovuto.

      Elimina
    2. Già, mai dire mai. Anch'io ho rivisto molte delle mie convinzioni, e mia figlia ha solo due anni! Prevedo dunque che finirò con l'attrezzarle la camera con ogni genere di ritrovato tecnologico.. magari per allora, con un oggetto solo riuscirà a videogiocare e telefonare e persino fare a botte virtuali coi coetanei :)

      Elimina
    3. Sì ma con parsimonia, perché se le dai una mano...si prende tutto il braccio. Credimi!

      Elimina
  2. Cara Alice, proprio ieri pensavo qualcosa di simile. Al mare i miei figli non sono degli spericolati. Ad un certo punto è arrivato un bambino che ha fatto male a mio figlio che è corso immediatamente da me in lacrime. Il punto è che se fosse stato mio figlio a far male all'altro molto probabilmente sarei intervenuta sgridandolo o comunque dicendogli di chiedere scusa all'altro. A volte penso che insegnare troppi formalismi (in alcuni casi si potrebbe parlare di educazione?) è altrettanto dannoso, perché in realtà fuori dalle mura di casa non troveranno sempre dei damerini, ma io non ho insegnato loro a "difendersi". Che ne pensi?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh Simonetta, da mamma a mamma: è un bel dilemma. Forse è meglio rivolgersi alla mamma, quando si arriva alle mani, perché presi dalla rabbia possono farsi male davvero. Diverso è quando c'è uno scambio verbale. Lì sì, secondo me dovrebbero imparare a sbrigarsela da soli, anche se non sempre è facile e a meno che non siano vittime di bullismo. L'educazione paga sempre secondo me, è giusto insegnare loro a chiedere scusa, poi, sai com'è, co ce vo, ce vo (si scrive così?), prenderle sempre, no eh! Opinione personalissima, però!

      Elimina
    2. tanto per partecipare...tempo fa sono andata a prendere Dafne da scuola e la maestra mi ha detto che aveva litigato per una questione di posti a sedere con un bambino, che si erano sputati e poi il bambino aveva iniziato a piangere. prima di andarcene ho invitato Dafne a chiarirsi con il compagno e a fare pace. Poi in macchina ho chiesto com'erano andate realmente le cose, perchè se c'è una cosa che Dafne proprio non sa fare è sputare, tant'è che ogni volta che lava i denti ingoia l'acqua dello sciacquo.
      Mi ha detto che il compagno le aveva detto di alzarsi, lei ha detto:"Non ci penso ploplio" e lui l'ha sputata e poi pentito si è messo a piangere.
      Ho pensato che Dafne aveva "le palle" (si può dire?)

      Elimina
    3. Si puo dire, si può dire. A tante non piace, ma secondo me rende l'idea!

      Elimina
  3. Grazie della tua partecipazione... l'adolescenza mette a dura prova i genitori, è proprio come una seconda nascita sia per noi che per loro... ne so qualcosa come madre di un'undicenne e come insegnate di scuola media ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te, Palmy. E' dura vero? Io oltre al dodicenne ho anche una quindicenne parecchio chiusa in se stessa, grazie anche a false "amicizie" incontrate alle medie. E pensare che era una bambina così solare! Non è facile per me ridarle la fiducia. E' che ogni ostacolo a quell'età sembra insormontabile.

      Elimina