mercoledì 9 ottobre 2013

Di biscotti, calciatori e cestisti in erba

Stasera, a tavola, ci eravamo attardati il piccolo atleta ed io.
Mentre finivamo di mangiare abbiamo visto la pubblicità dei noti biscotti, dove c'è il noto calciatore che conforta e incoraggia il piccolo calciatore, dicendogli “E’ proprio quando non va, che devi riprovarci, perché in campo non sei mai solo e vedrai che la palla che aspetti, arriva anche all’ultimo minuto”

E lui ha pensato un attimo e poi mi ha detto: "Sono io quel ragazzino, ci pensavo l'altro giorno quando ho visto questa pubblicità"
Io l'ho guardato annuendo (avevo pensato la stessa cosa)

E poi gli ho chiesto: "E il calciatore, nel tuo caso, chi è?" E mi aspettavo come risposta "il nuovo allenatore".

Lui mi ha guardato un momento di troppo, poi quando ha visto la mia reazione, ha scosso la testa (più per non darmi soddisfazione che altro!)

E io allora ho aggiunto: "Sì, forse siamo il papà ed io quel calciatore lì."

Non per tornare sull'argomento, che da quando gioca nell'altra squadra è più sereno, ma solo per ribadire che certe cose un segno lo lasciano. Chissà se il suo amico, quello che non ha avuto il coraggio di raccontare ai suoi cosa aveva detto l'allenatore, ha pensato la stessa cosa nel vedere quella pubblicità...

14 commenti:

  1. Mi sono andata a leggere il post, perché me lo ero perso e ti dico si, che secondo me, certe cose lasciano il segno, bello o brutto che sia, ma lo lasciano. Pochi giorni fa ho assistito a questa conversazione "nello sport, vincere non e' la cosa più importante ma e' l'unica che conta!" Questo veniva detto a dei ragazzini di 5 anni o giù di li. Sono rimasta a bocca aperta!

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    1. Vedi mammapiky, un genitore che sente una cosa del genere dovrebbe sollevare il problema. E invece? O per quieto vivere o perché non si rendono conto, stanno tutti zitti. Lo sport, soprattutto in tenera età, dovrebbe essere scuola di vita e il gioco di squadra in particolare. Ma forse siamo diventati tutti battitori liberi e ognuno pensa per sè e basta

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  2. Anche o ho riletto il vecchio post e dunque...e' una questione difficilissima! La vita e' una grande classifica ed i bimbi devono impatarlo, ma ci sono modi e modi. Come madre mi si spezza il cuore, cone donna che ha sempre pensato che partecipate ed impegnarsi e' importante quanto voncere, rimango basita ed indignata pero'......gli sport sono fatti di serie A e serie B, la scuola e' fatta di chi eccelle e chi arranca. Riconoscere le dufferenze dovrebbe ( e dico dovrebbe) aiutare a migkiorare i secondi senza appiattire e nascondere i primi. I sistemi scolastici e sportivi anglosassoni (e americani) sono competitivi dal primo giorno, arrivando a nn accettare bambine di 4 anni alla lezione di danza perche' nn adatte ( nn fisicamente ma ad accettare ordini). Insomma un gran dilemma!

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    1. "ci sono modi e modi" è questo il punto. Mio figlio un po' se lo è meritato, perché tende a risparmiarsi, un po' non è sostenuto da un fisico adeguato. Bisogna lavorare sul primo fronte e aspettare la crescita e lo sviluppo per il secondo. Su questo sono serena. Le differenze con gli altri sono evidenti, ero già consapevole che sarebbe passato nell'altra squadra e anzi l'ho vista come un'opportunità per crescere, però non sopporto di passare sempre per rompiballe, perché condanno certi comportamenti e sembra che la mia sia solo rabbia perché è stato spostato.
      Un conto è vedere le differenze e un conto è fare i nomi dei meno bravi, forse per mettere le mani avanti. Ho avuto solo la solidarietà della mamma del più bravo. Gli altri zitti, forse per paura di rimetterci. Beh, un comportamento è o giusto o sbagliato indipendentemente da dove si trova tuo figlio nella classifica. Una volta tanto mi sarebbe piaciuto essere dall'altra parte per dirne quattro all'allenatore senza passare per quella che ci è rimasta male.
      Quanto alla competitività da piccoli, credo che faccia perdere un po' la magia dell'infanzia.

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  3. Non c'entra niente con il tuo post ma volevo solo dirti che mi piace la nuova grafica del tuo blog!!;-)) un bacio dalla capitale

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    1. Grazie Francesca! Mi pareva ora di togliere tutto quell'azzurro estivo... baci dal Veneto

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  4. Beh si! Tu saresti un ottimo allenatore.
    Bella la grafica.

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  5. Ho letto ora il post precedente.
    Io sono molto radicale: chi nasce per essere un campione, diciamo 1 su 100.000, deve essere sostenuto da tutti, il talento va spinto.
    Gli altri 99.999 si devono solo DIVERTIRE!!!!
    Chi con più o meno capacità, insieme, compensando le debolezze altrui.
    Gli allenatori in questione, se sono educatori, lo sanno e lo realizzano, gli altri è meglio perderli e fare altra attività fisica.
    Coltivare l'umiltà è un grande valore, umiliare i ragazzini è crudele e diseducativo.

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  6. ho sempre creduto che lo sport dovesse educare alla vita, così come la famiglia e la scuola...forse alcuni adottano metodi che considerano formativi, ma che possono solo spezzare le ali. Bravi voi che avete sollevato la questione. Anche solo per la sua serenità, ne sarà vala a pena

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    1. A onor del vero, questa volta non ho sollevato la questione col diretto interessato. E' che ci avevo litigato dieci giorni prima, cioè da quando aveva iniziato a prendere le distanze. Forse non aveva il coraggio di sostenere le sue decisioni in merito alla ripartizione dei ragazzi tra le due squadre (l'unica cosa che non ho mai contestato, in quanto allenatore spettava a lui) Sai Gab, ad essere sempre l'unica rompiballe arrivati a un certo punto ci si stanca. E io sapevo già che avrebbe avuto un altro allenatore, e se a chi resta va bene così, se non vede alcun problema per i propri figli, alzo le mani. Sarebbe stato bello sollevare la questione tutti insieme.

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