lunedì 21 maggio 2012

9 Mondays for 9 skills: indipendenza



Giro di boa nella sequenza di appuntamenti dell'iniziativa 9 Mondays for 9 skills promossa dalla "proffa" Palmy e ripresa da La solita mamma.

Si riflette sulle competenze che i bambini dovrebbero possedere per affrontare meglio il loro futuro.
Dopo fare domande, risolvere problemi, affrontare progetti e coltivare passioni, la competenza di questa settimana è l'indipendenza.


Da bambina non mi piaceva particolarmente allontanarmi da casa per qualche giorno, a meno che non ci fosse qualcuno della mia famiglia, anche solo una delle mie sorelle.
Sarà per questo che non ho mai insistito perché i miei figli andassero in vacanza da soli anche se ce n'è stata l'occasione. E' anche vero però che quando la richiesta è partita da loro, con un po' di ansia, li ho lasciati andare e posso essere fiera di loro, perché si sono comportati molto bene e hanno vissuto la lontananza con un distacco consapevole di essere solo temporaneo e perciò sopportabile.

Quando ho visto l'argomento di questa settimana, mi è tornato in mente il colloquio con l'insegnante di mio figlio al termine della settimana caratterizzata da distrazione e mancanza di concentrazione cronica. Sono andata a parlarle per cercare di spiegare la situazione e invece mi sono ritrovata ad essere confortata.

Ha sottolineato la naturale tendenza di tutte le mamme a proteggere i propri figli. Vorremmo tutte impedire che soffrissero, vorremmo impedire loro che "si facessero male" e non parlo di sbucciature o piccole ferite.
Non li ho mai tenuti sotto una campana di vetro, però, riconosco che è vero. Ho fatto le corse per portare a scuola materiale dimenticato, per evitare loro estenuanti sgridate. Forse se non lo avessi fatto li avrei aiutati a crescere o forse no (onestamente conoscendoli c'è da dubitarne!)

A questo punto mi ha raccontato che, tempo prima, le terze hanno incontrato il protagonista del libro di Fabio Geda Nel mare ci sono i coccodrilli, Enaiatollah Akbari, che da ragazzino, essendo in pericolo in Afghanistan, è stato accompagnato dalla madre in Pakistan e lì abbandonato facendogli promettere di comportarsi bene. Abbandonato per amore, per dargli nuovamente la vita, perché in Afghanistan era in pericolo e lasciato da solo a prendersi cura di se stesso.
Potete pensare a un modo più doloroso per dare l'indipendenza a un figlio? Il bambino è diventato indipendente, ha attraversato la Turchia e la Grecia ed è arrivato in Italia dove alla fine è stato adottato.

Non credo sia possibile per noi capire fino in fondo un gesto del genere. Non ne saremmo capaci. E' un' altra cultura, un altro modo di vedere la vita e di vivere, ma credo che ogni madre possa vedere quanto amore ci sia in un gesto simile, in quel contesto.

Forse, nel nostro piccolo, nei piccoli gesti quotidiani, c'è molto da imparare.







10 commenti:

  1. Cara Alice, un libro raccontato dal suo autore, QUEL libro scioccherebbe chiunque.
    No, non credo che riuscirei a fare quello che ha fatto quella madre! Se non ricordo male la mamma ha dovuto lasciare il figlio come "caparra" senza una parola. Lui si è svegliato e lei non c'era più!... E' una storia di indipendenza, di eroismo, ma quanta, troppa, sofferenza. Posso comprendere per un ragazzino di terza media il pugno nello stomaco che deve essere stato il racconto!
    Un abbraccio Alice, prova a leggerlo quel libro e a parlarne con tuo figlio.
    Sei sempre molto intensa e, per quanto può valere il mio parere, un'ottima madre!
    Un abbraccio fortissimo!

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    1. Sì, voglio proprio leggerlo quel libro. Anch'io non potrei mai fare quello che ha fatto quella madre, ma vedi come le cose viste da prospettive e realtà diverse assumono significati diversi? Ti ringrazio per le tue parole, ma sai, un conto è rimuginare continuamente sulle cose e un altro è mettere in pratica i buoni propositi.

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  2. Non ho letto il libro, quindi non posso dare un giudizio. E' un argomento molto delicato e non so fino a dove si spingerebbe una madre per proteggere suo figlio, e sopratutto quanto il suo gesto possa essere visto "giusto"!
    Un abbraccio.
    Miky

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    1. Capisco quello che vuoi dire e credo che nessuno di noi potrebbe comprendere e te lo dice una che fatica a lasciare andare suo figlio dodicenne a scuola in bicicletta perché ha paura che il "fuscello" si capotti sotto il peso dello zaino pesante. Figurati quanto sono lontana dalla situazione del libro.
      Devi pensare però che si tratta di un'altra realtà dove i bambini crescono prima e sicuramente sono più autonomi dei nostri. L'esempio, estremo mi rendo conto, era solo per evidenziare quanti modi diversi ci siano di essere mamma e di proteggere i propri figli. Credo fosse questo l'intento della professoressa. Se alzi un po' lo sguardo, forse riesci a vedere quello che c'è intorno a te da un'altra prospettiva.

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  3. Davvero un racconto significativo... chissà che questa insegnante non sia una blogger!!! Grazie della tua partecipazione, come sempre.

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    1. Sai Palmy, i colloqui individuali erano terminati ma mi ha ricevuto lo stesso. Ha più o meno la mia età, abita nella mia città e ci diamo del tu, ma non posso dire di "conoscerla". Però mi ha consolato in un modo incredibile. Mi ha ridato fiducia nelle capacità e possibilità di mio figlio. Tutte cose che sapevo già dentro di me, ma che piacere sentirsele dire da un altro. Non so se sia una blogger, ma sono sicura che, come te, avrebbe tante cose preziose da dire.
      Grazie a te. E' davvero un piacere per me partecipare.

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  4. Io credo che una madre farebbe di tutto per salvare la vita del proprio figlio. Per fortuna da questo lato del mondo non siamo messe così duramente alla prova.
    Mi è venuta la curiosità di leggere il libro.
    Ciao e buona giornata!

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    1. Per fortuna davvero. Anch'io ho deciso di leggerlo.
      Buona giornata anche a te.

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  5. Credo che questo sia almeno per noi italiani la cosa più difficile. Eppure sento che sia una delle più necessarie. Personalmente ci devo lavorare moltisssimo.
    I nostri nonni, per chi li ha ancorwa possono darci una mano in questo. Molti di loro, hanno visto partire i figli per il nord o per paesi lontani all'estero

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  6. Ho trovato nella posta e. questo commento che qui non appare:

    Tatoski Pisciolanski
    Credo che questo sia almeno per noi italiani la cosa più difficile. Eppure sento che sia una delle più necessarie. Personalmente ci devo lavorare moltisssimo.
    I nostri nonni, per chi li ha ancorwa possono darci una mano in questo. Molti di loro, hanno visto partire i figli per il nord o per paesi lontani all'estero.

    @Tatoski Pisciolanski: E' vero. Noi italiani stiamo parecchi addosso ai bambini. Al mare riconosci subito i figli degli stranieri.. sono sempre in giro da soli. E' anche vero che si perdono spesso, però. Come sempre è meglio affidarsi al proprio istinto e regolarsi anche in base alle caratteristiche del bambino. Il confronto con il passato è un po' difficile. Oggi abbiamo paura anche solo a mandarli in giro da soli, mentre io stessa da piccola andavo a scuola da sola. E' tutto diverso però.

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